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GESCHICHTE - L'Impero Romano

Il periodo dei ROMANI - Isola di AENARIA
Silla aveva modo di odiare i Pithecusani che pochi anni prima, nell'88 a.C., avevano prestato ospitale rifugio al suo acerrimo rivale Caio Mario e ai suoi seguaci perseguitati, che ad Ischia si riunirono ed a Ischia ebbero gli aiuti necessari per proseguire la loro fuga in Africa. E' possibile che il dittatore, venuto in possesso di Ischia, vi abbia esercitato una feroce vendetta distruggendo, come in altri casi analoghi, la città e vietandone la ricostruzione.
Durante il periodo romano l'isola fu flagellata da numerose eruzioni vulcaniche, oltre che a terremoti e frane. Come indicano le numerose tombe romane con corredo assai povero il principale centro abitativo dell'isola, che in età romana porta il nome di AENARIA è individuabile nel territorio di Lacco Ameno, anche se non più su Monte Vico, almeno fino al V secolo d.C.

LOCALITA' CARTA ROMANA
Sono numerosi anche i reperti dello scavo subacqueo effettuato sui fondali antistanti gli scogli di S.Anna, che si trovano tra la spiaggia di Carta Romana e l'isolotto del Castello. Qui si sono scoperti i resti di una fonderia di piombo e stagno, oggi sommersa ad una profondità tra i 5 ed i 7 metri sotto il livello del mare a causa del bradisisma. La ceramica più antica recuperata con lo scavo è del III e II sec. a.C. . Numerose anche sono le ancore recuperate nei fondali di Ischia e Procida del periodo che va dal II sec a.C. al IV sec. d.C.

LOCALITA' SORGENTE DI NITRODI
Anche se mancano resti di edifici termali, le sorgenti termali dell'isola erano ben note agli antichi. Strabone, Plinio, Strazio, Ovidio ed il medico del V sec. d.C. Celio Aureliano ricordano le loro virtù terapeutiche. Presso la sorgente di Nitrodi sono stati trovati numerosi rilievi votivi in marmo di piccole dimensioni per lo più raffiguranti Apollo con varie Ninfe.

L' IMPERATORE MARCO AURELIO
Riferendosi al lago che era il porto di Ischia, Marco Aurelio nato il 121 d.c. e morto nel 180 d.c. (Imperatore nel 161 con  il nome di Marco Elio Aurelio Vero Cesare) in un compito ("immagini") assegnatogli dal suo maestro Cornelio Frontone nel 140 d.c. (durante il regno dell'imperatore Antonino Pio) scrisse: "Quando tu riposi e fai ciò che giova alla tua salute, mi dai conforto. Passa il tempo serenamente e tranquillamente, ecco dunque come la penso: hai fatto bene a curarti il braccio. Anch'io, oggi, ho fatto qualcosa a letto dalle tredici: infatti, ho svolto quasi dieci immagini. Per la nona ti prendo come alleato ed assistente, perché mi è stato piuttosto difficile portarla avanti. Il tema è questo: All'interno dell'isola Aenaria c'è un lago. In quel lago c'è un'altra isola e anche quella è abitata". Questo è lo spunto per la mia immagine. Addio, anima dolcissima. La mia signora ti saluta". Il suo maestro Cornelio Frontone gli rispose di abbinare il testo scritto alla sua vita all'ombra del padre "Come l'isola Aenaria sopporta la violenza delle burrasche e dei pirati, e protegge al suo interno un'altra isola che gode di tutti i benefici che una terra trae dall'essere bagnata dalle onde senza però correre i relativi pericoli, così l'imperatore Antonino Pio tutto il peso dell'impero e protegge Marco Aurelio, partecipe della sua dignità e delle sue glorie, ma non delle sue preoccupazioni e delle sue fatiche..." Gli suggerisce anche di usare questo testo nel discorso che doveva tenere davanti al Senato romano.

DIVINITA' ADORATE DAGLI ANTICHI ISCHITANI
Le grandi divinità adorate dagli antichi ischitani furono: Apollo, Demetra e Zeus. Queste divinità erano adorate anche dai Cumani. Nell'isola dell'eterna giovinezza però il primo posto spetta ad Eros, il dio greco dell'amore (detto in latino Amore Cupido) e ad Aristeo, mitico figlio di Apollo, vene adorato dagli agricoltori ai quali, tra le altre arti, insegnò quella di lavorare il vino. Di Eros, figlio di Afrodite, sono state trovate negli scavi di S. Restituta e sul Monte Vico diverse statuine: un giovinetto munito di frecce, alato, nudo in atto di spingere all'amore. Di Aristeo, è stata trovata a Lacco Ameno una base di pietra dura con la scritta greca: "Meglache figlio di Lucio - di Roma - ad Aristeo". Da quanto esposto si deduce la tendenza degli ischitani per gli amori erotici e per il buon vino. 

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